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10 ago 2025

Strumenti di ieri e di oggi

di Luciano Caveri

Mi sono messo a riflettere sugli strumenti che, prima di Internet, potevano - in tema di nuove tecnologie e non di fenomeni di assuefazione « classica» (alcol, droghe, gioco…)- , se non di una vera e propria dipendenza, sulle persone.

Quando ero bambino, si affermò in modo crescente sino al passaggio all’età adulta il ruolo della Televisione. Ma già la radio creava qualche abitudine quasi rituale.

I videogiochi, che pure si sono sviluppati quando entrai in età adulta, non mi sono mai interessati.

Oggi il Web offre un campionario notevole e il telefonino offre strumenti vari. Penso ai Social nel loro insieme, all’informazione in progress, ai filmatini che ipnotizzano e molto altro ancora.

Sicuramente un punto a capo è rappresentato dall’Intelligenza Artificiale, alla vastità di informazioni che offre in tempo reale, creando l’impressione di un vero e proprio rapporto personale.

Ester Viola ne ha scritto sul Foglio e condivido le sue riflessioni. Così spiega: ”In settimana è uscito dalla zecca informatica il nuovo modello di CHATGPT, l’intelligenza artificiale evoluzione cinque, che ha introdotto una nuova funzione: il freno. CHATGPT si è autoinstallata un sistema di pause forzate per tutelare l’equilibrio degli utenti e promuovere un utilizzo sano e responsabile. Come le sigarette. Cosa era successo: negli ultimi mesi sono stati segnalati diversi casi di utenti vulnerabili che avrebbero trovato in CHATGPT una presenza troppo capace di influenzare, quindi risultavano amplificate le dipendenze emotive. Si è parlato di stati mentali alterati.

Tradotto: la gente impazziva in cameretta a scrivere. La stessa Openai ha riconosciuto che il suo modello GPT-4O ha avuto difficoltà a interpretare segnali di delirio o attaccamento eccessivo, “aprendo interrogativi etici e funzionali sul ruolo delle AI nel supporto psicologico”. Ora l’hanno revisionato, ha il nuovo libretto di circolazione online, così una notifica discreta apparirà per noi: “Ehi (imbecille), stai chattando da un po’: è il momento giusto per una pausa?”, con opzioni per continuare o concludere la conversazione”.

Somiglia, in modo più guardingo, a certe scritte sui bugiardino dei medicinali, agli ammonimenti sulle sigarette, allo straordinaria espressione multiuso in italiano del ”È severamente vietato”, con quell’avverbio che merita un sorriso.

Prosegue in modo incalzante l’articolo più avanti: ”All’inizio eravamo gli utenti. Non ci fregavi, scappavamo veloci coi logout e andavamo a vivere più o meno felici nel mondo, fuori. Poi siamo diventati amici Facebook, poi follower. Poi i clienti. Poi i pazienti. E oggi eccoci, i badati, ventiquattro ore connessi e non ci schiodi. Persone che non vogliono più essere intrattenute o lette o ascoltate, no. Ci dovete accompagnare per mano. Ci dovete ascoltare. Vogliamo l’insegnante di sostegno per vivere. E ci dovete togliere voi il giocattolo quando si capisce che è ora. Tua madre ti strappava la console del Sega Master System dalla tv. E ti avvertiva: Ora basta. Ora il giochino non ce lo toglie nessuno, siamo soli col monologo interiore, che ha l’interfaccia, e quindi è irresistibile. “O amico immaginario, mi sento tanto solo, tu cosa pensi di me?”. Che sei meraviglioso e incompreso. E chi ti capisce meglio di me? Parlami ancora”.

Il finale plaude agli amici veri e non immaginari, benché performanti nel dialogo: ”Però gli amici hanno un pregio, quanto a poteri di guarigione: dopo un po’che li ammorbi coi guai tuoi, ti dicono che li hai scocciati. E i guai troppo raccontati, come sa chiunque li abbia passati, sanno solo aumentare di dimensione”.

La comunicazione digitale rende più difficile l’amicizia come esperienza di rapporti reali e di conseguenza diventa ancora piú acuta la solitudine delle persone. L’erosione della coesione sociale può passare anche attraverso un uso ambiguo e sbagliato dell’Intelligenza Artificiale.